Carlo Petrini

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  1. Sergio Conceicao
     
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    Premessa: prendo direttamente da wikipedia


    Carlo Petrini (Monticiano, 29 marzo 1948) è un ex calciatore e scrittore italiano.
    Biografia
    Calciatore

    Noto attaccante italiano degli anni'60 e '70. Cresciuto nelle giovanili del Genoa, passò al Lecce (Serie C 1965-1966), tornò al Genoa (Serie B, 1966-1968), quindi cominciò l'avventura ai vertici del calcio italiano: al Milan di Nereo Rocco nel 1968-1969, al Torino dal 1969 al 1971, con cui vinse la Coppa Italia 1970-1971, al Varese nella stagione successiva, nel Catanzaro dal 1972 al 1974, alla Ternana nel 1974-1975, nella Roma di Nils Liedholm (1975-1976), al Verona sempre in Serie A (1976-1977), al Cesena dal 1977 al 1979 e nel Bologna nel 1979-1980.

    La carriera di Petrini è stata attraversata da molti episodi bui e controversi, in particolare in merito allo scandalo del calcioscommesse del 1980, quando Petrini fu ritenuto uno dei calciatori responsabili dello scandalo e venne squalificato per 3 anni e 6 mesi. Solo dopo l'amnistia, concessa dalla FIGC nel 1982 in seguito alla vittoria dell'Italia al Mondiale spagnolo, Petrini tornò a giocare nel Savona in Serie C2, prima di chiudere la propria carriera con il Rapallo Ruentes nel Campionato Interregionale 1984-1985.

    Allenatore

    Ha avuto anche una breve esperienza da allenatore alla guida del Rapallo Ruentes nel Campionato Interregionale 1985-1986, conclusa con la retrocessione del club in Promozione.

    Dopo il ritiro

    Nel 2000 uscì la sua autobiografia intitolata Nel fango del dio pallone (Kaos Edizioni) in cui i fatti sono narrati in prima persona e in cui Petrini raccontò i suoi variegati trascorsi nel mondo del calcio. Il libro denunciò, in particolare, la pratica del doping che era già allora dilagante: Petrini scrisse di esservi ricorso più volte con la complicità dei medici sportivi, ma è l'intero sistema-calcio che viene messo sotto accusa, con le partite già decise in anticipo dalle stesse società, i pagamenti in nero, l'estrema bassezza morale del calciatore tipo. Successivamente decise di pubblicare un altro libro intitolato Il calciatore suicidato, dove l'ex centravanti indaga in prima persona sulla misteriosa morte di Donato Bergamini, calciatore del Cosenza, ritenuto suicida nel 1989 accanto ad un camion. L'ex calciatore sostenne che la morte di Bergamini fosse avvenuta per mano della criminalità locale ma, secondo la magistratura ordinaria, la morte del calciatore fu imputata al suicidio. Successivamente ha pubblicato altri cinque libri, l'ultimo dei quali è intitolato Calcio nei coglioni, uscito nell'ottobre 2007. Tutte le pubblicazioni di Carlo Petrini sono edite da KAOS Edizioni.

    Vita privata

    Di Petrini tornarono a parlare i notiziari nazionale nel 1995 allorchè il diciannovenne figlio Diego, morente in una stanza di Ospedale, chiese di poter rivedere il padre che invece si trovava in Normandia (Francia), fuggito dai creditori 4 anni primi dopo essersi messo in proprio gestendo una finanziaria ed avendo accumulato debiti con usurai. Petrini, non tornò [1] e tornò a Monticiano solo nel 1998. Anche su questa triste vicenda Petrini scrisse un libro di poesie.

    Oggi Petrini è praticamente cieco dall'occhio sinistro e vede poco e male da quello destro. E' affetto da glaucoma che, a detta dei medici che lo hanno curato e operato in cinque occasioni, potrebbe essere stato causato dai molti farmaci dopanti e non assunti nel corso della sua carriera di calciatore.

    L'impegno nella società civile

    Negli anni, Petrini ha continuato a raccontare, mostrandosi preoccupato in particolar modo per il dilagare delle pratiche dopanti tra i giovanissimi. Egli ha affermato: Una recente indagine ha dimostrato che un adolescente su tre è disposto a fare uso di sostanze illecite pur di raggiungere il successo nel mondo del calcio. La cosa ancora più inquietante è che il 10% di loro si dichiara ‘pronto a morire per uso di questo sostanze’, pur di assomigliare al proprio idolo sportivo.

    Nel 2006 Petrini ha aderito, insieme ad altri ex calciatori, all'Associazione Vittime del Doping fondata da Claudia Beatrice, figlia di Bruno Beatrice, ex centrocampista della Fiorentina morto di leucemia nel 1987 a soli 39 anni.

    L'attore Alessandro Castellucci ha trasportato la vicenda biografica di Nel fango del dio pallone in teatro in tutto il Nord Italia ed in Toscana, riscuotendo un vasto consenso di critica e di apprezzamento della società civile. Il regista Gian Claudio Guiducci ha dedicato alla vita di Carlo Petrini un film intitolato Centravanti nato, prodotto da Barbara Balzaretti, in cui con interviste e filmati d'epoca si ripercorre la vita del calciatore, sia in ambito sportivo che a livello personale.

    Bibliografia

    * Carlo Petrini, Nel Fango del dio pallone, Kaos Edizioni, 2000. ISBN 88-7953-088-7
    * Carlo Petrini, Il calciatore suicidato, Kaos Edizioni, 2001. ISBN 88-7953-102-6
    * Carlo Petrini, I pallonari, Kaos Edizioni, 2003. ISBN 88-7953-116-6
    * Carlo Petrini, Senza maglia e senza bandiera, Kaos Edizioni, 2004. ISBN 88-7953-136-0
    * Carlo Petrini, Scudetti dopati, Kaos Edizioni, 2005. ISBN 88-7953-146-8
    * Carlo Petrini, Le corna del diavolo, Kaos Edizioni, 2006. ISBN 88-7953-154-9
    * Carlo Petrini, Calcio nei coglioni, Kaos Edizioni, 2007. ISBN 978-88-7953-173-3

    Filmografia

    * Centravanti nato (2007), di Gian Claudio Guiducci (in onda su current tv canale 130 sky)


    INTERVISTA

    Intervista a Carlo Petrini, il capro espiatorio del calcioscommesse 1980, compaesano di Luciano Moggi. Storia di uno strano rapporto tra affari e colline senesi.
    «L'anno prossimo la Juventus sfiderà il Pizzighettone»
    «Dopo il processo che condannò Milan e Lazio alla serie B, Moggi mi chiese di tirare dentro anche la Juve per salvare tutti ma rifiutai. Anni dopo provai a farlo parlare con un registratore nel calzino...»

    Ora che sul calcio italiano si sta abbattendo l'ira di procure e giornali, occorre rendere merito a chi per anni ha denunciato il malaffare, per non incorrere nell'errore di confondere quelli che salgono sul carro dell'indignazione collettiva solo oggi (troppo facile), con chi l'ha fatto in tempi non sospetti.
    Come Carlo Petrini, ex giocatore di Genoa, Roma e Milan, il capro espiatorio del calcioscommesse 1980, che ha sollevato la questione della «loggia Moggi» tanti anni fa, scrivendo dei suoi interessi sovrapposti e confluenti, e che per questo ha pagato con l'emarginazione da tutti (o quasi) i media e le trasmissioni televisive. Solo si capisce il perché.
    Per Luciano Moggi, infatti, Carlo Petrini è stato per anni una specie di incubo: residenti entrambi a Monticiano, un piccolo centro sulle colline senesi, i due si sono incontrati spesso nella piazza del paese, qualche volta si sono parlati, finché, dopo l'uscita del libro Nel fango del dio pallone, big Luciano ha tolto la parola al reprobo Carlo.

    Come ci si sente dopo tutto quello che è saltato fuori?
    Non posso certo nascondere una certa soddisfazione. Queste cose che ora si leggono sui giornali, io le ho scritte 3 o 4 anni fa. Tutti mi davano del pazzo, dicevano che ero un poveretto.
    La situazione di oggi mi sta dando ragione.
    Ma la cosa più fastidiosa è che ora tutti fanno i moralisti.
    Hanno il coraggio di dire che lo dicevano. Invece nessuno fiatava. Solo io raccontavo del patteggiamento che Moggi aveva fatto a Torino per aver venduto giocatori che non esistevano, per aver fatto bilanci falsi. Oppure, ancor più grave, per aver mandato prostitute agli arbitri delle partite di coppa UEFA (allora Moggi era dg del Torino, NdR). Come non capivo tutta la deferenza nei suoi confronti quando appariva in tv, non capisco oggi lo stupore.

    Tu hai un rapporto molto strano con Luciano Moggi...
    La prima volta che lo incontrai fu a Terni. In un albergo, insieme a Enzo Riccomini. Il mio passaggio alla Roma era appena stato firmato. Siamo nell'estate del 1975. Quasi quasi lo ringraziai.
    Passavo dalla Ternana alla Roma, e lui era un consulente della Roma. Eppure già in quegli anni qualcosa intorno a lui puzzava. Ricordo che il 20 novembre 1979, in un ristorante romano, alcuni giornalisti beccarono Luciano Moggi con l'arbitro e i guardalinee che l'indomani avrebbero arbitrato Roma-Ascoli. La Roma vinse con un arbitraggio a lei favorevole. Costantino Rozzi, presidente dell'Ascoli, s'incazzò come una jena.

    L'hai rivisto dopo lo scandalo del calcioscommesse?
    Ovviamente. Ricordo la scena come fosse oggi. Sono seduto al bar a Monticiano, su delle sedie di ferro e legno. Moggi arriva da lontano. Il processo per il calcioscommesse è appena finito.
    Il Milan e la Lazio sono state retrocesse e la mia squadra, il Bologna, penalizzata di cinque punti.
    La Juventus si è salvata perché il teste chiave, Cruciani, è stato corrotto il giorno prima di presentarsi all'udienza (all'incontro, davanti al cancello 5 di San Siro, per comunicare la somma che la Juve avrebbe pagato allo scommettitore pentito, partecipò anche Carlo Petrini, NdR).
    Luciano Moggi mi si siede accanto e mi dice: «Tirami dentro la Juventus e io ti ringrazierò».
    Lui, che era d.s. della Lazio, pensava che con la Juve in mezzo tutto si sarebbe annacquato e la sua squadra salvata.
    Ma io non ne potevo più di quella storia e gli risposi di no.

    Poi ti chiamò Guariniello.
    Molti anni dopo, appena rientrato dalla Francia, cominciai a denunciare l'uso di doping nel calcio. Guariniello mi chiamò nel 1998.
    Avevo rilasciato un'intervista a Franco Melli e il pm voleva saperne di più. Mi chiese se conoscevo Moggi. Gli risposi che l'avrei incontrato, perché anch'io avevo qualcosa da chiedergli. Due giorni dopo mi presentai a casa sua, qui a Monticiano, con un registratore nel calzino. Parlammo un po' del calcioscommesse. Mi rispose serafico: «Mi stai parlando di una cosa che pensavo non fosse esistita». Aveva mangiato la foglia, forse memore del mio diniego di quasi vent'anni prima.

    Ora lo vedi ancora?
    Ci vediamo, anche se lui non mi parla da molti anni.
    Viene a Monticiano a Natale, Pasqua e Ferragosto. Ma non viene certo al bar in piazza. Perché lui è un «signore» e non si confonde con il «popolino».Questo scandalo, al contrario di quello del 1980, è a 360 gradi: riaffiorano anche le scommesse.Io non credo alla cifra di due milioni e mezzo di euro giocati da Buffon. Con quello che guadagna. Mi pare anche impossibile che qualcuno abbia accettato tanti soldi da uno come lui. Se penso che noi ci giocammo la carriera, come degli stupidi, per aver puntato 50 milioni in 18, non so cosa accadrà ora al portiere della nazionale.

    E la Juventus, secondo te, si salverà anche questa volta come accadde vent'anni fa?
    No, no.
    Questa volta non troveranno un altro Carlo Petrini che li salva. C
    he il giorno prima del processo blocca il teste principale. Lo scandalo è troppo esteso, non possono scaricare le colpe su qualche capro espiatorio. Verrà fatta giustizia. Il prossimo anno la Juventus giocherà contro il Pizzighettone.

    Cosa rimarrà in piedi dopo la bufera?
    Il governo del calcio dovrà aspettare che la giustizia ordinaria faccia il suo corso.
    Il tempo però è poco. Giustificare qualcuno o fare finta di decidere per non decidere non è più possibile.
    Ho sentito fare dei nomi per la Federcalcio imbarazzanti. Mi dicono Nizzola o Campana. Sarebbe come rimettere Moggi. Campana è come Carraro.
    Uguale. Ha trovato una poltrona dove sedersi e non si è più schiodato.
    Il problema, però, non sono i nomi. Il calcio deve tornare sport. Oggi è solo uno spettacolo comandato dal business delle televisione. L'immagine conta più del campo.
    La colpa è stata di Galliani, Carraro e soprattutto, non dimentichiamolo, di Berlusconi.
    La tv, che è veramente un'arma maledetta, ha distrutto il giocattolo, trasformando il gioco in spettacolo e i giocatori in attori.
    Penso che sia difficile, anche cambiando le poltrone, che il calcio ritorni a essere esclusivamente quello che è.
    Uno sport.

    da ilmanifesto
    di Matteo Lunardini


    LINK PER UN'ALTRA INTERVISTA A PETRINI CON VIDEO SCARICABILI

    PS: Petrini non ha mai ricevuto querela per ciò che dice o scrive.
     
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  2. fenikottero
     
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    CITAZIONE (Sergio Conceicao @ 19/9/2009, 19:10)
    Premessa: prendo direttamente da wikipedia

    Dopo il ritiro

    Nel 2000 uscì la sua autobiografia intitolata Nel fango del dio pallone (Kaos Edizioni) in cui i fatti sono narrati in prima persona e in cui Petrini raccontò i suoi variegati trascorsi nel mondo del calcio.
    Il libro denunciò, in particolare, la pratica del doping che era già allora dilagante: Petrini scrisse di esservi ricorso più volte con la complicità dei medici sportivi, ma è l'intero sistema-calcio che viene messo sotto accusa, con le partite già decise in anticipo dalle stesse società, i pagamenti in nero, l'estrema bassezza morale del calciatore tipo.

    SCONCERTANTE: Leggetelo c'e' piu' di un capitolo che parla di partite truccate sulle quali i calciatori scommettevano e ne parlavano in campo come se nulla fosse. Sconvolgente il conivolgimento diretto e indiretto della Juventus che seppur imputata non venne condannata.
    L'ennesimo flpo della giustizia sportiva. perche' si da ascolto a Petrini sulle accuse contro Milan e Lazio per esser a conoscenza di fatti riportati da terzi mentre nn viene considerato affidabile su fatti narrati e vissuti in prima persona.
     
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  3. Paul Ince8
     
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    Molto interessante come articolo.
    ora lo spulcio meglio e m'informo di piu e poi scrivo la mia idea
     
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  4. fenikottero
     
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    Ti consiglio di leggere nel fango del Dio pallone.
    Potresti odiare la Juve molto piu' di quanto la odi oggi...........ma e' la storia.
    E' l'unico libro autentico........gli altri sono mezze-cagate.
     
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  5. anoir
     
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    Non vorrei che l'andamento del milan sia condizionato dal fatto di vendere partite... perche anche un bambino di 3 anni non avrebbe fatto le scelte che ha fatto la società... e siccome so che non sono incapaci a sto punto mi viene spontaneo pensare cosi...
     
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4 replies since 19/9/2009, 18:10   339 views
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