Nuovo pallone per la serie A

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. fenikottero
     
    .

    User deleted



    Oggi la lega calcio italiana ne da comunicato ufficiale, in cui si informa che nella 28ª giornata di Serie A TIM, le partite si disputeranno con la speciale versione (NIKE)RED nel colore bianco/rosso del T90 Ascente.

    "É un onore per la Lega Calcio - ha detto il Presidente Maurizio Beretta - poter dare il proprio contributo alla campagna 'Lace Up. Save Lives' promossa da Nike e (RED), che aiuta le persone colpite dall'HIV in Africa e sostiene la lotta a questa terribile malattia. I palloni utilizzati nel prossimo turno di Serie A TIM serviranno a realizzare goal importanti, sensibilizzando ancora di più l'opinione pubblica sulla necessità di raccogliere fondi per i programmi contro AIDS, Tubercolosi e Malaria".

    CLAP CLAP CLAP

    ORA PASSIAMO A QUELLO CHE NESSUNO DICE SULLA NIKE.
    di Davide Orecchio

    Il 13 aprile 2005 potrebbe diventare nella storia dell'economia (al capitolo "globalizzazione") una data spartiacque. Di quelle che segnano un prima e un dopo. E' il giorno, infatti, nel quale la Nike ha rivelato per la prima volta la mappa delle 700 fabbriche che in tutto il mondo sfornano i suoi prodotti. In particolare le sue famose scarpe sportive. L'ha fatto tramite il Rapporto sulla responsabilità sociale, un corpus articolato in diversi capitoli tutti consultabili on line nel sito indicato qui accanto. La Nike è la prima multinazionale tessile che rivela integralmente la sua catena di produzione. Si è decisa a farlo dopo aver perso un processo in California, dove un attivista per i diritti umani, Mark Kasky, ha portato la multinazionale davanti ai giudici accusandola di pubblicare rapporti inesatti e lacunosi e di essere rea, quindi, di pubblicità ingannevole e concorrenza sleale. Il tribunale ha dato ragione a Kasky, condannando la Nike a 1,5 milioni di dollari di multa.
    Dopo tre anni da quella sentenza, arriva il nuovo Rapporto sulla Crs. Un passo fondamentale per sindacati e associazioni per i diritti civili, che grazie al Rapporto potranno ricostruire le reali condizioni di lavoro di 624 mila e 631 persone: è questa la cifra enorme di tutti coloro che lavorano nell'indotto Nike, mentre i dipendenti in senso stretto sono solo 24 mila.
    Diventano così visibili migliaia di lavoratori che fino a oggi non lo erano, occupati com'erano in fabbriche appaltatrici e subappalpatrici mai ufficialmente collegate alla casa madre di Seattle. Un continente inesplorato e sommerso, del quale ora esiste una prima mappa.
    Il Rapporto andrà studiato a fondo, ma già emergono le prime pecche riconosciute dalla Nike: in alcuni stabilimenti, ad esempio, i lavoratori subiscono diverse forme di vessazione e sono obbligati ad accettare di fare ore di straordinari non pagati. In Asia meridionale la multinazionale ha riscontrato casi di maltrattamento fisico e verbale in più di un quarto dei suoi stabilimenti. Tra il 25% e il 50% delle fabbriche del Sudest asiatico limitano l'accesso alle toilette o ai distributori d'acqua durante l'orario di lavoro.
    In più della metà degli stabilimenti asiatici, inoltre, la normale
    attività di produzione porta gli operai a lavorare per più di 60
    ore a settimana. E in uno stabilimento su dieci, se un lavoratore rifiuta di fare gli straordinari viene punito.
    La Nike ha poi scoperto che in alcune fabbriche viene ostacolata l'attività sindacale, e che spesso i dipendenti sono sottopagati. Esigui i casi di lavoro minorile messi in luce nel Rapporto: solo cinque.
    Qualcuno dirà: tutte cose che si sapevano già. Ma qui è il nero su bianco che conta. Non a caso Valeria Fedeli, segretaria generale della Filtea Cgil, ritiene "straordinariamente importante" il fatto che una multinazionale come la Nike abbia scelto di mettere in trasparenza tutta la sua filiera produttiva, affermando nel contempo che ci sono ancora troppi luoghi di produzione nel mondo dove non sono rispettati i diritti minimi sociali del lavoro definiti dall’Oil. "La trasparenza della tracciabilità dei processi produttivi e commerciali, come dimostra la scelta della Nike – prosegue Fedeli - deve essere la cultura innovativa del fare impresa nella globalizzazione per tutte le aziende che devono assumersi la responsabilità di guidare uno sviluppo eticamente sostenibile”. Ora - aggiunge - mi auguro che la Nike assumendosi la responsabilità sociale dell’impresa scelga di praticare effettivamente, ovunque nel mondo, sotto un controllo pubblico indipendente, il rispetto dei diritti sociali e ambientali, contribuendo quindi in modo effettivo ed efficace ad estendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dall’impegno di non utilizzare il lavoro minorile, quello forzato, sostenere la libertà di associazione sindacale e di negoziazione per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita. Ma anche vietare le discriminazione di razza, di religione e di orientamento sessuale”.
    Nel suo Rapporto Nike rivela in particolare il nome di 124 stabilimenti in Cina che fabbricano i suoi prodotti, 73 in Thailandia, 35 in Corea del Sud e 34 in Vietnam. Altri stabilimenti sono un po' dappertutto in Asia, in Sud America, in Australia, in Canada, Italia, Messico, Turchia e Stati Uniti.


    www.rassegna.it

     
    .
  2. anoir
     
    .

    User deleted


    Vergogna. Solo per soldi, le multinazionali sfruttano l'ignoranza che è presente nelle zone disagiate.

    Non ci sono parole per descrivere persone del genere.

    CITAZIONE
    Quando Arbenz divenne presidente in Guatemala, il paese era sotto l'influenza della United Fruit Company, una grande multinazionale e Arbenz si candidò affermando: "Come sapete, vogliamo ridare le terre al popolo".

    Una volta preso il potere iniziò ad introdurre politiche che facevano esattamente questo, restituire le terre alla gente. Alla United Fruit non piacque affatto. Quindi incaricarono una grande impresa di pubbliche relazioni di condurre un'enorme campagna negli USA per convincere la gente negli Stati Uniti, i cittadini, la stampa americana, ed il congresso degli Stati Uniti, che Arbenz era un burattino dei sovietici e che se gli avessimo consentito di rimanere al potere i sovietici avrebbero avuto un punto d'appoggio in questo emisfero. E perciò, da quel momento in poi, si diffuse una grande paura nella vita di tutti del terrore rosso, del terrore comunista e quindi, riassumendo questa lunga storia, tutta questa campagna di pubbliche relazioni venne fatta con il coinvolgimento di parte della CIA e i militari fecero cacciare quest'uomo. Ed in effetti è quello che fu fatto, abbiamo mandato loro aerei, soldati, infiltrati, abbiamo mandato tutto per farlo fuori. E ci siamo riusciti in effetti.

    Non appena fu rimosso dalla sua carica, il nuovo dovette risistemare le cose dopo di lui fondamentalmente ri-concedendo tutto alle multinazionali, inclusa la United Fruit. L'Ecuador è stato governato per molti anni da dittatori filo-americani, spesso decisamente brutali. Dopodiché si decise che doveva tenersi un'elezione democratica. Jaime Roldos si candidò e disse che il suo obiettivo principale come Presidente sarebbe stato di assicurarsi che le risorse dell'Ecuador fossero usate per aiutare il popolo. E vinse. In modo schiacciante. Jaime Roldos non era nessuno, non aveva mai vinto niente in Ecuador.

    Iniziò a mettere in atto queste politiche. Voleva essere sicuro che i profitti del petrolio fossero utilizzati per aiutare la gente. Bene... questo non piace agli Stati Uniti. Fui mandato laggiù assieme ad altri numerosi killer per cambiare Roldos, per corromperlo, per persuaderlo, per fargli sapere "Ok, tu puoi diventare molto ricco, tu e la tua famiglia se fai il nostro gioco, ma se continui a perseguire queste politiche che hai promesso te ne andrai."

    Non mi voleva sentire.

    Fu assassinato.

    Non appena ci fu l'incidente aereo l'intera zona venne circondata. Le uniche persone che potevano accedervi erano militari statunitensi di una base militare nelle vicinanze e i militari ecuadoriani. Quando le indagini andarono avanti, due dei testimoni chiave morirono in incidenti stradali prima di poter rilasciare le loro testimonianze. Molte cose strane accaddero attorno all'assassinio di Jamie Roldos. Io, come molti che hanno esaminato questi eventi, non ho alcun dubbio che si sia trattato di un omicidio. E ovviamente nella mia posizione di killer economico mi aspettavo che sarebbe accaduto qualcosa a Jaime, non ero sicuro che si arrivasse ad un assassinio a sangue freddo, ma lo ero dal fatto che venisse cacciato, in quanto non poteva essere corrotto. Non si sarebbe lasciato corrompere nel modo in cui avremmo voluto. Omar Torrijos, il presidente del Panama, era una delle persone che preferivo. Mi piaceva molto incontrarlo. Era molto carismatico, era un uomo che voleva davvero aiutare il suo paese. Quando provai a "comprarlo", a corromperlo, mi disse: "Guarda John"... - mi chiamava Juanito - disse: "Guarda Juanito, non ho bisogno di soldi. Quello che mi serve è che il mio paese sia trattato in modo leale. Voglio che agli Stati Uniti venga pagato il debito per le infrastrutture che avete fatto qui, voglio essere nella posizione di poter aiutare altri paesi latinoamericani quando diventeranno indipendenti e si libereranno di questa terribile presenza del nord. Voi ci state sfruttando in un modo così crudele... dobbiamo ridare il Canale di Panama di nuovo nelle mani del popolo panamense. Questo è quello che voglio. Quindi, lasciami in pace, non provare a comprarmi."

    Era il 1981 e a Maggio Jamie Roldos venne assassinato e Omar ne era ben consapevole di questo. Torrijos fece riunire la sua famiglia e gli disse: "Sono probabilmente il prossimo, ma va bene così, perché ho fatto quello che intendevo fare, rinegoziare il possesso del Canale. Il Canale non ritornerà nelle nostre mani se si finisce solo per discutere delle trattative con Jimmy Carter."

    Nel Giugno di quello stesso anno, solo un paio di mesi dopo, anche lui morì in un incidente aereo, e senza dubbio venne ucciso da killer assoldati dalla CIA. Passando inosservato una delle guardie del corpo di Torijos gli consegnò pochi attimi prima di salire sull'aereo un registratore, un piccolo registratore che conteneva una bomba. Per me è interessante come questo sistema stia continuando allo stesso modo ormai da molti anni, e come i killer economici diventino sempre più abili.

    (John Perkins, Ex-economista capo per la Chas. T. Main Inc., autore di "Confessioni di un killer economico")

    Leggete anche questo se volete.


    Scusate l'OT, ma lo dovevo mettere.
     
    .
1 replies since 11/3/2010, 17:08   29 views
  Share  
.