"L'Ultima Partita" di Giulio Mola

Presentazione Libro

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  1. Principino Chivu
     
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    L'ultima Partita: le morti sospette nel calcio, il doping, gli strani biberon di troppi campioni. Ecco il libro di Giulio Mola

    Doping e morti nel calcio Fuser:"Quei barattoli azzurri" Il libro esplosivo di Mola


    A Milano, Circolo della Stampa, Xavier Jacobelli presenta il libro di Giulio Mola, un'inchiesta lucida e coraggiosa sui casi più dolorosi: morti e malattie sospette nel calcio e negli altri sport. Eccone i brani in anteprima


    “C’è un calcio sempre più malato e malati che muoiono sempre
    di più per colpa del calcio. Anche se si continua a far finta
    di nulla”

    Milano, 12 novembre 2010 - Giulio Mola introduce così il suo libro 'L'ultima partita – Inchiesta su malattie e decessi sospetti nel gioco più bello del mondo”, (edito dai Fratelli Frilli Editori, 330 pagine, 17. 50 euro). E' un concetto semplice, quello del giornalista sportivo de 'Il Giorno', ma terribilmente pregno di significato. Mola nel suo libro ripercorre, con una cronaca accorata e affamata di verità, anni e anni di casi irrisolti. Scandali annunciati, morti dolorose, mezze parole e rivelazioni choc. Tutte vicende legate al monstrum doping. Introduce Gianluca Vialli, il libro verrà presentato nel pomeriggio al Circolo della Stampa a Milano.

    Il libro inizia con un pugno allo stomaco, come l'inizio di un film di David Cronenberg: si parla di calcio, ma si apre con una lista di farmaci. Il 'piccolo dizionario' rieccheggia nella testa del lettore: Micoren, Cortex, Orudis. Non sono sonde russe che galleggiano nello spazio. Sono quei farmaci che, per un calciatore, possono creare abitudine e rovina. Poi comincia la riflessione, accompagnata alla cronaca, sui casi più spinosi della storia pallonara. Inevitabile parlare della 'Stronza in copertina', quella Sclerosi Laterale Amiotrofica che ha preso sempre più piede e che è stata portata definitivamente alla ribalta mediatica da Stefano Borgonovo, indimenticato grande attaccante che ha voluto condividere la sua malattia col mondo.

    Colpisce anche un filo rosso che si dipana lungo tutto il libro: la diffidenza verso l'ignoranza. Nella analisi dei casi più recenti, Mola cerca di capire dalle parole dei protagonisti quali fossero i retroscena. Non senza un giustificato fastidio per tutti quei 'Non so', 'Non immaginavo', ' Non potevo credere'. Roberto Mancini, Damiano Tommasi, Mohamed Kallon, Grigorios Georgatos e tanti altri ancora. Il lettore ritrova nel libro tantissima attualità. La botta finale poi la dà il richiamo alla puntata di Report (Rai Tre) del 30 settembre 2003. Il processo del tribunale di Torino a carico della Juventus. Si parla di farmaci. Si parla di storie che non si vorrebbe mai leggere. Tacchinardi, Pessotto, Conte e tanti altri. E storia del calcio. E' un ombra che disturba la nostra passione

    Commovente, infine, il ricordo di Mola per due giocatori che hanno combattutto la malattia. Tra i primi, con coraggio. Carlo Petrini, giocatore conosciutissimo negli anni '70, autore del bestseller 'Nel fango del dio pallone' e oggi malato di tumore. Lui ha voluto gridare con forza il suo ribrezzo per certe pratiche, per quelle abitudini. E poi Giuliano Taccola, morto per un attacco cardiaco nel 1969 in circostanze strane. Due casi emblematici attaverso i quali Mola, con grande coraggio, ci ha voluto ricordare che la guerra non è stata ancora vinta. Le tante morti servano da monito a un ondo sempre meno dorato.

    www.frillieditori.com/oldsite/books/ultimapartita.jpg

    Un estratto da 'L'Ultima partita'

    QUEI BARATTOLI “AZZURRI”...
    " Di quella squadra faceva parte Diego Fuser, forte centrocampista
    esterno che nel corso di una lunga carriera ha vestito
    pure le maglie di Torino, Lazio e Milan, e quella della nazionale.
    Oggi ha più di 40 anni, gioca per divertimento e passione in
    una squadra di eccellenza piemontese e gli capita di ripensare a
    certe situazioni capitategli da professionista. Però vuol subito
    precisare una cosa: "Me la ricordo bene la vicenda del 1998, di
    quelle analisi dai valori sballati e di tutto il casino che venne fuori
    dopo. Beh, posso assicurarvi che noi eravamo molto tranquilli,
    sapendo di non aver fatto nulla di illecito. In quel Parma
    c’erano fior di campioni, da Buffon a Cannavaro, da Veron a
    Stanic, nessuno aveva bisogno di assumere certe sostanze. E poi
    la cosa più buffa fu quel che successe a Nista: ma può mai un
    portiere aver bisogno di doparsi? Mica corre come gli altri...La
    verità è che lui aveva già per conto suo dei valori ematici piuttosto
    elevati».
    Dunque, uno spogliatoio pulito?
    "Devo essere sincero. Mi ricordo che ci davano della creatina,
    capitava per due o tre volte la settimana. Non c’era necessità
    di usare altro...E poi nel nostro spogliatoio le voci giravano,
    se ci fosse stato qualcosa di strano ce ne saremmo accorti".
    Già, però le immagini di Cannavaro con la flebo al braccio
    hanno fatto il giro del mondo...
    "Quello è un altro discorso. Personalmente mi è capitato di
    farlo solo 1 volta, poi non è mai più successo. Sono dell’idea che
    a comandare debba essere soltanto la testa. Certo, poteva accadere
    di dover giocare tre volte in una settimana e lo staff medico
    ci diceva di prendere degli integratori. Noi ci fidavamo...".
    Insomma, almeno in apparenza tutto normale...
    "È vero, solo in apparenza. Perché poi in realtà i dubbi, guardando
    altrove, venivano in mente a me come ad altri miei colleghi.
    Guardi, con tutta sincerità le dico che Zeman aveva centrato
    l’obiettivo. Una volta guardai in tv una partita di Coppa dei
    Campioni in cui era impegnata una squadra italiana, vidi un calciatore
    che si fece la fascia tre-quattro volte di seguito senza fermarsi.
    Davvero sembrava fosse “bombato”, ma chi può dirlo?».
    Dunque, qualcosa in più di un semplice sospetto...
    "Già, poi finiva lì e non ci pensavi più. Come quando andavo
    in Nazionale e vedevo gente che si portava dietro barattoli di cose
    strane. Magari erano soltanto integratori, mi auguro fossero tutte
    cose legali... Personalmente io andavo avanti solo con le mie forze".
    Molti suoi colleghi invece si comportano diversamente?
    "Spero e voglio credere che non siano così stupidi da mettere
    in gioco la propria salute. Sicuramente qualcuno prende qualcosa,
    sicuramente altri devono prendere dei farmaci basandosi
    sul rapporto di fiducia coi medici. Una cosa è certa: conviene
    prima documentarsi. Non si sa mai...".
    Ma al di là di quanto riferito da Fuser, i dubbi su quel Parma,
    a distanza di anni, restano. Perché quei valori di ematocrito così
    alti? Si sa che salgono quando il sangue si arricchisce di ossigeno.
    E con l’aumento dell’ossigeno aumenta anche la concentrazione
    del sangue, che vuol dire più energia per i muscoli nel caso di chi
    pratica sport. Con un’avvertenza: quando si superano certi limiti
    (50 per gli uomini, 48 per le donne), significa che il sangue è
    diventato troppo denso. E per l’organismo suona il campanello
    d’allarme: rischio trombosi. Se davvero fosse stato fatto uso di
    Epo, i calciatori erano a conoscenza visto che sarebbe servito il
    loro consenso per l’assunzione di una determinata sostanza?
    Thuram si è ritirato nel 2008 per problemi cardiaci. Un caso? "

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    Edited by Principino Chivu - 15/4/2012, 11:00
     
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  2. Principino Chivu
     
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    Purtroppo in data odierna si apprende questa brutta notizia dal Giappone.

    È morto Naoki Matsuda, il giapponese vittima di un arresto cardiaco durante l’allenamento

    Il calciatore ha subìto un arresto cardio-respiratorio in campo. A nulla sono valsi i tentativi per rianimarlo.

    Grave lutto nel mondo del calcio nipponico: è morto l’ex calciatore della Nazionale Naoki Matsuda in seguito a un arresto cardio-respiratorio durante l’allenamento odierno del Matsumoto Yamaga. Il trentaquattrenne difensore centrale era stato inizialmente ricoverato in gravissime condizioni dopo aver perso i sensi durante la sessione odierna del training del suo club. Purtroppo a poco sono valse le terapie intensive alle quali è stato immediatamente sottoposto, nonostante fosse arrivato in ospedale già privo di sensi.

    La carriera di Matsuda può essere considerata di tutto rispetto per quanto concerne le vittorie ottenute durante la sua militanza nel Yokohama F. Marinos, società nella quale ha militato dal 1995 al gennaio di quest’anno dove ha conquistato tre volte il titolo della J-League oltre che guadagnare un ruolo di primissimo piano della Nazionale del Giappone. Nella selezione nipponica Matsuda ha infatti collezionato ben 40 presenze con una rete, oltre che partecipare alla Coppa del Mondo del 2002 – organizzata proprio in Giappone e Corea del Sud – e ai Giochi olimpici di Sidney 2000.

    Purtroppo non è la prima volta che un episodio del genere capita sui rettangoli di gioco: l’esempio lampante è caratterizzato dalla drammatica morte in campo durante Camerun-Colombia del 2003 di Marc-Vivien Foè, oppure quella dell’attaccante ungherese Miklós Fehér durante Vitoria Guimaraes-Benfica nel 2004. Da citare anche il decesso di Antonio Puerta del Siviglia, che il Milan omaggiò con il nome del calciatore spagnolo sulle maglie in occasione della Supercoppa Europea del 2007 vinta dai rossoneri proprio contro la compagine andalusa
     
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  3. Principino Chivu
     
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    VITTIME DEL DOPING?

    Calciatori che si ammalano e muoiono per patologie sospette. I casi più eclatanti, da Taccola a Beatrice, da Saltutti a Signorini

    Non è stata dimostrata nessuna correlazione tra doping e malattie quali morbo di Gerigh (Sla) e leucemia. Nella storia recente del calcio italiano ci sono però troppi casi sospetti, troppi atleti che si ammalano improvvisamente di patologie gravissime. Alcuni sono morti, altri convivono con menomazioni molto gravi. In molti casi sono loro stessi o i loro familiari ad avanzare sospetti sui tanti medicinali assunti durante la carriera.

    I calciatori colpiti da Sla
    Il morbo di Gerigh (Sla) ha colpito diversi calciatori che, in epoche diverse, hanno militato nel campionato italiano: Rino Gritti, Franco Tafuni, Piergiorgio Corno, Maurizio Vasino, Luca Pulino, Lauro Minghelli, Adriano Lombardi, Giuliano Taccola, Mauro Bicicli, Guido Vincenzi, Ernst Ocwirk, Gianluca Signorini (nella foto), Fabrizio Gorin, Adriano Longoni, Stefano Borgonovo. Ma si sa per certo che ci sono altri calciatori ammalati.

    Adriano Lombardi ricorda: Ci facevano delle iniezioni di corteccia surrenale dopo la partita, oppure il lunedì o il martedì, per favorire il recupero. Qualche volta ce la somministravano anche via flebo, ma non c 'era nulla di strano o di nuovo. Tutte le squadre, all'epoca, facevano queste cose... Posso solo dire che all'epoca il 'Cortex' era molto comune, un ricostituente che davano anche ai bambini .


    Le morti “strane”: il caso Fiorentina
    Tra i giocatori della Fiorentina dei primi anni Settanta, tre sono morti e altri cinque hanno patito malattie gravi. Il centravanti Nello Saltutti è morto d’infarto il 28 settembre 2003, a 56 anni. Il difensore Ugo Ferrante è morto il 29 novembre 2004, a 59 anni, per un carcinoma spinocellulare alle tonsille. Il centrocampista Bruno Beatrice è morto il 16 dicembre 1987, a 39 anni per una leucemia linfoblastica acuta. Il terzino Pietro Longoni, oggi 62enne, è costretto su una sedia a rotelle da una vasculopatia cardiaca. L’ala destra Mimmo Caso è guarito da un tumore al fegato. Il numero dieci Giancarlo Antognoni, è sopravvissuto a un’improvvisa crisi cardiaca che lo ha colpito il 1° novembre 2004. Giancarlo De Sisti nel 1984, a 41 anni, ha sofferto di un raro ascesso frontale al cervello provocato da un’infezione batterica. Nel 2000 il portiere Massimo Mattolini è stato sottoposto a un trapianto di rene. È proprio Mattolini ad attribuire queste malattie alla dosi massicce di Micoren (un cardiotonico vietato ai sensi delle legge antidoping 376/2000) e Cortex (che potenzia i muscoli e permettono di sopportare meglio la fatica) assunte da buona parte di quella squadra viola.

    Bruno Beatrice
    La vedova di Beatrice racconta: ''Dal ritiro Bruno mi faceva sempre telefonate chilometriche, roba di tre quarti d'ora. Solo che mentre parlava se ne stava attaccato alle flebo. Io ero perplessa, gliene facevano in continuazione, durante la settimana, prima della partita, dopo la partita, ma lui mi diceva di stare tranquilla, che erano cose normali. Tanto normali che la domenica sera e ancora il lunedì non riusciva a dormire, nel letto era tutto un tremore, uno scatto di nervi e di muscoli che mi ricordavano gli spasmi dei polli dopo che gli hanno tirato il collo. E lui ancora a rassicurarmi, a dirmi che erano le vitamine che aveva preso e che doveva smaltire. Ma non dimenticherò mai che nell'incavo del braccio sinistro aveva tre buchini violacei ormai perenni. Quelle erano le 'prove' delle flebo che gli facevano quando giocava al calcio''.

    Nello Saltutti
    La moglie di Nello Saltutti ha ricordi simili: “La morte di mio marito è stato un fulmine a ciel sereno, in quegli anni gli hanno dato qualcosa e non si sapeva esattamente di cosa si trattava, perché non c'era la conoscenza di adesso. Anche loro non sapevano quello che prendevano. Dopo il 1998 ci siamo chiesti se quelle erano vitamine oppure no. Il lunedì andavano in infermeria e facevano delle cure ricostituenti. Cosa gli veniva somministrato lo sanno solo il massaggiatore, il dottore e l'allenatore di allora. Mio marito mi diceva che lui non aveva bisogno di fare flebo perché stava bene.

    Giuliano Taccola
    Taccola giocatore della Roma, morì nel 1969 dopo una trasferta a Cagliari. La vedova Marzia Nannipieri, in causa da trent’anni con Figc e Roma, è convinta che Taccola sia stato ucciso dal doping.

    I miracolati
    L’ex calciatore e ora allenatore Giovanni Galeone ha dichiarato: “Mi ritengo un miracolato. Con tutti i prodotti che ho assunto a vent'anni devo essere contento di essere vivo”.. Gli ha fatto eco Aldo Agroppi: “Sono fortunato. Soprattutto se venisse dimostrato il legame tra la Sla e certi farmaci che ci venivano somministrati, per esempio Micoren e Cortex. Eravamo molto giovani e molto ignoranti. Ci fidavamo ciecamente di chi ci dava queste sostanze, convinti che fosse per il nostro bene”. Giovanni Ziviani, ex compagno di squadra di Gianluca Signorini (ucciso dal morbo di Lou Gehrig), in un'intervista ha dichiarato: “Il doping vero e proprio nel calcio è iniziato con l'arrivo dei preparatori del ciclismo e dell'atletica, intorno alla metà degli Anni 80. Chissà che cosa succederà tra vent'anni ai ragazzi che oggi vengono riempiti di eritropoietina e ormoni della crescita”.

    Il caso Manfredonia
    Il 30 dicembre 1989, durante Bologna-Roma, il giallorosso Lionello Manfredonia è colpito da un infarto. Si salva solo perché a Bologna (unico caso nelle serie A di allora) c’è sempre un’ambulanza a bordo campo per le emergenze. Manfredonia è costretto ad abbandonare il calcio, ma il suo infarto desta molti sospetti.

     
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  4. Principino Chivu
     
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    Ciao ragazzi,

    ho trovato un'altra introduzione sintetica di questo libro in internet , che stò tutt'ora leggendo... posterò poi con calma qualche altro aneddoto.

    Intanto eccovi questa introduzione come nuovo giro di boa di questo mio blog... che mi sta abbastanza a cuore (anche se viene un po' -anche giustamente visto che parla di brutte cose- ignorato).

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    L’ultima partita — Inchiesta su malattie e decessi sospetti nel gioco più bello del mondo, scritto da Giulio Mola, giornalista professionista e caposervizio sport presso la redazione milanese de “Il Giorno”, si avvale dell'introduzione di Gianluca Vialli e di una prefazione di Xavier Jacobelli, il quale la dice lunga su come nasce e si sviluppa il libro: “Il doping. La SLA. Quando il calcio apre il suo vaso di pandora, esce di tutto e di peggio... Questo libro parte da lontano. Dirigevo “Tuttosport” quando chiesi a Mola di fare un’intervista a Raffaele Guariniello, il quale ha un solo difetto, ma non è mica colpa sua: in giro, non ce ne sono altri come lui. A mano a mano che il giudice di Torino scavava, Mola scavava con lui e il risultato l’avete sotto gli occhi”.
    È un libro-inchiesta che racconta, senza censure, come, una volta spente le luci dei riflettori del mondo dorato del calcio, molti giocatori vivano con l’incubo della SLA. A detta di Massimo Orlando, 37 anni, amico di Stefano Borgonovo, “L’ambiente è in allarme, altro che storie…”.
    Dopo un piccolo dizionario dei farmaci usati e abusati dai calciatori quali Cortex, Esafosfina, Neoton, Mepral, Samyr fino al “doping dei poveri” — costituito da una polverina rosa acquistabile su internet a soli 10 euro, in grado di causare danni al fegato, reni e al sistema cardiovascolare-, si parte da Carlo Petrini, il “primo a parlare” delle pratiche dopanti, delle partite combinate, dei fondi neri e delle sfrenatezze sessuali dei calciatori. Petrini, come sempre, parla chiaramente: «I peggiori Petrini degli anni Settanta erano dei ridicoli dilettanti rispetto ai pallonari di oggi…».
    Si passa al grande Inquisitore Raffaele Guariniello secondo cui «paradossalmente ci sono più pentiti di mafia che nel calcio, lo dicono i numeri», all’intervista di “Mister X” appena ritiratosi dal calcio con ben 400 presenze (la maggior parte in serie A) e con una ventina di reti realizzate grazie all’uso smisurato di creatina o dello “zucchero”: “Entrai in campo, mi sentii veramente strano. Andavo a duemila all’ora”. Si prosegue in crescendo con le dichiarazioni di Zeman che, nell’estate del 1998, fece scoppiare lo scandalo doping, fino al video mandato in onda dalla trasmissione televisiva “Punto e a capo” che mostra Fabio Cannavaro iniettarsi un farmaco per via endovenosa, fino ancora alle tragiche morti di Dani Jarque, 26 anni, capitano dell’ Espanyol, e di Antonio Puerta calciatore del Siviglia, tanto da far titolare il quotidiano Marca “Troppe vite rimangono sul terreno di gioco o dopo un grande sforzo in allenamento o durante un match”. Non manca un elenco di calciatori deceduti “in diretta” durante una partita di calcio, tra questi è ricordato l’episodio — accaduto in Croazia nel maggio 2010 — di un arbitro che ha ammonito per simulazione un calciatore. Questi stranamente non reagiva di fronte al provvedimento disciplinare e poi se ne scoprì il motivo: era esanime sul campo.
    Il libro presenta, inoltre, le testimonianze delle vedove, ma anche di chi è stato miracolato e di chi ha avuto il coraggio di togliersi i “sassolini” dalle scarpe e raccontare ciò che succedeva negli spogliatoi. Come Gianluca “Gil” De Ponti, centravanti di Cesena, Bologna e Avellino: «Io personalmente ho fatto flebo e punture…La verità e che il Micoren era sul tavolo, come se fosse tutto regolare… Ho un bel quadretto del Cesena che ha più croci del cimitero di Campiobbi».
    Il tutto è scritto con lo scopo di far acquisire coscienza e consapevolezza di un mondo che si pensa sia solo spettacolo e divertimento, e che spesso vuol far credere che tali problematiche e vicende non esistano né che possano intaccarlo.
     
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  5. Principino Chivu
     
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    www.tuttomercatoweb.com/?action=read&id=345293
    Piermario addio da eroe, ci lascia con un insegnamento

    Editoriale di Malu' Mpasinkatu

    La vita spesso è inspiegabile, ci sono eventi drammatici che ci sconvolgono ma allo stesso tempo danno messaggi di vita. La morte di Piermario Morosini ha colpito tutti, un giocatore che ha avuto tante disgrazie nel corso dei 25 anni, prima la scomparsa dei genitori, poi del fratello. Sfido chiunque a continuare l'attività sportiva ad alti livelli dopo tre lutti del genere. Lui ha continuato a lottare e dimenticare le negatività della propria vita regalando sorrisi e gioia a chi lo circondava. Lascia un messaggio a tutti quelli che nella vita si imbattono in disgrazie e si lasciano andare con troppa semplicità. Quando muore un ragazzo di 25 anni c'è solo da chiudersi in un grande silenzio. Il destino ha voluto che si ricongiungesse con i suoi cari, l'unica cosa che si può pensare in questi momenti.
    Quando ci sono questi avvenimenti il calcio passa in secondo piano. Chiunque sarebbe sceso in campo con questo dramma in testa non avrebbe giocato al massimo delle sue potenzialità. Immagino un giocatore che al primo sforzo iniziava a pensare alla morte di Morosini, come faceva a dare il massimo? Sappiamo che il campionato ripartirà però era giusto stopparlo per questa giornata. Ha fatto bene la federazione e il Coni che ha chiesto un minuto di silenzio per le manifestazioni sportive del weekend. Anche se ci sono atleti super controllati queste cose possono capitare. Muamba stava per morire, così come Cassano se non veniva soccorso in tempo, ma ci sarebbe bisogno di maggior controllo e prontezza nei soccorsi.
    Crudele il destino di Piermaro, chiamato in cielo nel giorno in cui si sarebbe dovuto giocare la partita che gli stava più a cuore: Udinese-Inter che ha segnato il suo esordio in serie A con Serse Cosmi in panchina.
    Oggi se permettete non me la sento di parlare di calcio, di fronte a questa tragedia passa tutto in secondo piano, una domenica di silenzio farà riflettere tutti.
     
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4 replies since 16/7/2011, 09:54   649 views
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